Hollande in Siria 15 anni per piegare l’Is sono troppi L’intervento militare del presidente francese Hollande in Siria, nella notte di sabato i primi bombardamenti è l’inverso di quello del suo predecessore Sarkozy in Libia e non gli è paragonabile. Sarkozy sosteneva il fronte della ribellione al potere costituito, Hollande colpisce proprio i ribelli quando il potere costituito è prossimo alla dissoluzione. Sarkozy agiva in un contesto internazionale preoccupato di rovesciare il regime, Hollande agisce indipendentemente da un contesto internazionale che non ha obiettivi tangibili. Dispiace dirlo della coalizione di ben sessanta paesi, fra cui a modo suo l’Italia, messa insieme dagli Stati uniti d’America, ma la dimostrazione che non sappiano esattamente cosa stiano facendo ha provocato l’azione solitaria francese contemporaneamente a quella di diverso tipo, ma a suo modo complementare del presidente russo. Che la coalizione internazionale non sappia cosa stia facendo lo dimostra la notizia che i ribelli siriani addestrati dai soldati americani sono passati armi e bagagli all’Is. Come si era già visto in Iraq le guerre per procura falliscono. In Iraq rispetto alla Siria le truppe addestrate dagli Usa hanno una differenza religiosa radicale, sono scite, e quindi gettano le armi e fuggano., In Siria se sunnite portano le armi e vi si uniscono. L’intervento francese non aveva comunque bisogno di essere spinto da episodi di questo genere. Gli era sufficiente la sostanziale impotenza della coalizione a colpire gli obiettivi dell’Is, perché appunto l’Is non fornisce obiettivi, devi avere delle truppe a terra per trovarli. Le uniche che combattono sono quelle curde, che infatti, grazie all’appoggio aereo alleato conseguono dei successi, ma sono concentrate in una zona limitata del nord della Siria e, quelle di Assad che la coalizione internazionale non aiuta, tanto che sono arrivati i russi. Obama ha detto che la sua strategia impiegherà 15 anni per vincere l’Is, sinceramente troppi, soprattutto per un paese come la Francia che già si trova la minaccia in casa propria. Hollande ritiene necessario sradicarla dove nasce. L’America può contestare l’intervento russo a favore di un regime agonizzante, ma non può polemizzare con quello francese che denuncia l’inefficienza e gli scarsi risultati conseguiti finora dall’impegno comune. Non si esclude affatto che a breve la Francia impieghi le truppe e a quel punto in Siria vi saranno due eserciti non arabi schierati contro il califfato, quello russo e quello francese. Non c’è petrolio in Siria o per lo meno, ce n'è così poco da non giustificare un tipo di intervento come questo che si prepara. C’è invece la preoccupazione per una minaccia diretta al mondo occidentale e anche quello asiatico che l’America di Obama ha sottovalutato dal primo momento e che ancora fatica a interpretare nonostante quanto succeda. Confidiamo che il prossimo incontro con Putin possa aiutare la Casa Bianca a chiarirsi le idee e se mai anche il premier italiano Renzi facesse una conversazione con Hollande, che fra l’altro è del suo stesso partito, prima di criticarlo, sarebbe cosa utile. Roma, 28 settembre 2015 |